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Meglio partito o movimento?
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La domanda è mal posta perché partiti e movimenti sono entità diverse con funzioni diverse.
I movimenti hanno infatti la funzione di sensibilizzare i politici o le Istituzioni o i poteri o i media ecc mediante la mobilitazione dell’opinione pubblica su singoli temi (clima, diritti civili ecc), per cui richiedono una limitata organizzazione adatta al loro fine mobilitatorio.
I partiti sono invece organizzazioni rivolte alla realizzazione di una pluralità di fini, e richiedono in conseguenza un’articolata organizzazione che, per essere democratica, deve essere composta da militanti eletti dagli iscritti attraverso i congressi dei vari livelli territoriali, o in ogni caso votati.
Movimenti che, quando iniziano ad occuparsi di politica e non si trasformano in partiti, cioè non adottano il metodo elettivo, divengono delle oligarchie, come l’M5S o FI.
Né basta avere un sistema elettivo democratico, altrimenti l’Italia l’avrebbero salvata da tempo i molti partiti che esistono già.
Occorre invece un partito che abbia uno schema ideologico, un programma e un’organizzazione inediti e diversi da tutti quelli storicamente sperimentati, ed adatti a fronteggiare la straordinaria complessità della modernità (se ideologia significa: «insieme di idee organizzate per il perseguimento delle esigenze collettive», esse non potranno che esistere finché continueremo ad avere la testa e ad usarla per pensare, per cui l’affermazione che siano superate può solo riguardare quelle che fin qui ci hanno guidato).
Ma soprattutto occorre che tutto ciò sia espressione di una nuova scienza, di una nuova cultura, di un nuovo diritto, che costituiscano uno stadio più avanzato dell’attuale, esausto occidentalesimo, codificato, nei millenni, dagli autori biblici, da Omero, da Virgilio e da Dante, codificatore, quest’ultimo, dell’attuale cultura borghese nel mondo.
Una nuova cultura, un nuovo diritto, una nuova scienza che ci consentano di battere l’attuale dittatura: una dittatura delle leggi illegittime mirante a garantire la perpetuazione del signoraggio, dello strapotere bancario, della sempre più insostenibile ed illecita fiscalità, dell’indebolimento ed impoverimento degli individui per fini di controllo, del crescente vampirismo degli apparati e delle burocrazie e quant’altro.